La sera in cui la Luna si divise in due: un mistero astronomico del Medioevo

Canterbury (Regno Unito), domenica 18 giugno 1178 dopo il tramonto; la sottile falce della Luna è appena visibile sull’orizzonte. Improvvisamente, la parte superiore si divide in due e dal punto di divisione emerge una colonna di fuoco e scintille. Il fenomeno si ripete più volte, e alla fine un velo oscuro avvolge il nostro satellite che poi torna lentamente alla normalità.

Questo episodio non è la trama di un racconto di fantasia, ma è stato riportato in una cronaca dell’epoca. Cosa è accaduto veramente? In questo articolo cercheremo di fare luce su un mistero astronomico del medioevo.

Gervaso da Canterbury

Copertina del libro "The Historical Works of Gervase of Canterbury"

Gervaso da Canterbury (1141-1210) è stato un monaco e cronista medievale che ha raccolto un elenco di avvenimenti dell’epoca. Le cronache di Gervaso, vista la loro importanza storica, sono sopravvissute fino ai giorni nostri; l’edizione più recente è stata pubblicata alla fine dell’800 a cura dello storico William Stubbs ed è liberamente disponibile su archive.org.

Le cronache di Gervaso descrivono principalmente avvenimenti di carattere politico o sociale, ma non mancano eventi astronomici come alcune eclissi che si sono verificate nella zona di Canterbury in quel periodo. Quello che ci interessa, però, è un brano passato inosservato fino a quanto è stato notato dal geologo planetario Jack B. Hartung nel 1976.

Per capire cosa c’entri un geologo planetario con una oscura cronaca medievale, ecco il brano nella versione originale in latino1:

Hoc anno, die Dominica ante Nativitatem Sancti Johannis Baptiste, post solis occasum, luna prima, signum apparuit mirabile, quinque vel eo amplius viris ex adverso sedentibus. Nam nova luna lucida erat, novitatis suae more cornua protendens ad orientem; et ecce subito superius cornu in duo divisum est. Ex hujus divisionis medio prosilivit fax ardens, flammam, carbones et scintillas longius proiciens. Corpus interim lunae quod inferius erat torquebatur quasi anxie, et, ut eorum verbis utar, qui hoc michi retulerunt et oculis viderunt propriis, ut percussus coluber luna palpitabat. Post hoc rediit in proprium statum. Hanc vicissitudinem duodecies et eo amplius repetiit, videlicet ut ignis tormenta varia sicut praelibatum est sustineret, iterumque in statum rediret priorem. Post has itaque vicissitudines, a cornu usque in cornu scilicet per longum seminigra facta est. Haec michi qui haec scribo retulerunt viri illi qui suis hoc viderunt oculis, fidem suam vel jusjurandum dare parati, quod in supradictis nichil addiderunt falsitatis.

e la traduzione in italiano:

Quest’anno [1178], la domenica prima della Natività di San Giovanni Battista, dopo il tramonto, quando la Luna era appena diventata visibile, apparve un segno meraviglioso a cinque o più testimoni seduti di fronte ad essa. La Luna nuova era luminosa, allungando i suoi corni verso oriente, come è consuetudine in questa fase; ed ecco che all’improvviso il corno superiore si divise in due. Dal centro di questa divisione si protese una torcia ardente, che scagliò fiamme, carboni e scintille. Nel frattempo, il corpo della Luna, che si trovava sotto, si contorceva come se fosse ansioso e, per usare le parole di coloro che mi hanno riferito questo fatto e lo hanno visto con i propri occhi, la Luna si agitava come un serpente ferito. Dopodiché ritornò al suo stato normale. Questo fenomeno si ripeté almeno una dozzina di volte, durante le quali le fiamme assumevano forme contorte per poi tornare alla normalità. Dopo queste vicissitudini, la Luna divenne oscura lungo la sua lunghezza ossia da corno a corno. Queste cose sono state riferite a me, che scrivo, da quegli uomini che hanno visto con i propri occhi, pronti a giurare sul proprio onore di non aver aggiunto nulla di falso a quanto sopra.

È evidente che in quel giorno del 1178 qualcosa di straordinario è accaduto alla Luna. Il resoconto di Gervaso è l’unica testimonianza di questo evento, di cui non si trova menzione in alcun altro scritto dell’epoca. Per capire cosa possa essere successo, quindi, occorre mettere insieme gli indizi ed iniziare un paziente lavoro di indagine.

Cos’è successo?

Nel 1976 Hartung ha ipotizzato che si sia trattato dell’impatto di un asteroide che ha colpito la Luna2. Dato che il nostro satellite è privo di atmosfera, gli asteroidi possono colpire la sua superficie ad alta velocità, senza essere rallentati dall’attrito atmosferico; eventi del genere accadono anche oggi e vengono monitorati dalla NASA. Di conseguenza, è certamente possibile che un grosso asteroide possa aver prodotto una colonna di detriti visibile dalla Terra.

Hartung ha ipotizzato che l’evento del 1178 abbia prodotto il cratere Giordano Bruno, che si trova sul limbo della Luna vicino alla posizione in cui la falce si sarebbe “separata in due”.

Il cratere Giordano Bruno non è visibile dalla Terra, ma è stato fotografato dalle sonde che hanno mappato in dettaglio il nostro satellite. Il cratere si trova al centro di una estesa serie di “raggi” prodotti dall’impatto che lo ha formato, e il suo colore chiaro suggerisce che si sia formato in epoca relativamente recente.

Un impatto così violento avrebbe dovuto far “vibrare” la Luna come una campana; questo sembra coerente con la descrizione che “…la Luna si contorceva come un serpente ferito…“. Misure accurate effettuate mediante Lunar Laser Ranging (invio di un impulso laser verso pannelli riflettenti posti sulla superficie della Luna durante le missioni Apollo) sembrano mostrare l’eco di questa antica vibrazione3, sebbene analisi più recenti mettono in dubbio questo risultato.

I primi dubbi

L’articolo di Hartung ha acceso l’interesse della comunità scientifica sull’evento del 1178. La teoria dell’impatto, tuttavia, è stata presto messa in discussione.

Innanzitutto, l’età del cratere Giordano Bruno è incerta: ci sono crateri lunari dall’aspetto simile che in realtà si sono formati milioni di anni fa. Inoltre, un impatto così violento avrebbe dovuto scagliare in orbita milioni di tonnellate di materiale che sarebbe poi in parte caduto sulla Terra, producendo uno sciame meteorico durato almeno una settimana4. Durante questo periodo, ogni notte si sarebbero viste migliaia di “stelle cadenti” ogni ora, da ogni luogo della Terra. Un evento del genere non sarebbe certo passato inosservato, ma non se ne trova traccia nelle cronache dell’epoca.

C’è infine chi ha messo in dubbio l’attendibilità del racconto di Gervaso5. Le sue cronache contengono alcune incongruenze relative a vicende storiche a noi ben note6, e in alcuni casi vengono riportati “miracoli” o “apparizioni” che sembrano poco credibili. Tuttavia, Gervaso descrive altri eventi astronomici (eclissi solari verificatesi nella zona) in modo molto accurato.

Per capire cosa possono aver osservato i testimoni occorre come prima cosa determinare la data esatta in cui si è svolto l’evento. Gervaso datava raramente i fatti da lui descritti (probabilmente non si immaginava che qualcuno li avrebbe letti secoli dopo!), ma in questo caso ha lasciato un indizio preciso: si fa riferimento alla domenica che precede la natività di Giovanni Battista, festa che ricorre il 25 giugno. Di conseguenza, la vicenda si è svolta domenica 18 giugno 1178 al tramonto.

Conoscendo la data, cerchiamo di capire come sarebbe apparsa la Luna vista da Canterbury dopo il tramonto del Sole. Per farlo usiamo Stellarium, un programma gratuito in grado di simulare l’aspetto della volta celeste in qualunque data e da qualunque luogo della Terra. Stellarium ci informa che il 18 giugno 1178 a Canterbury il Sole è tramontato alle ore 20:19. A quell’ora, osservando verso Ovest si sarebbe visto quanto mostrato in figura.

Come riporta correttamente Gervaso, la Luna era uscita da poco dal novilunio. In questa fase il nostro satellite appare molto vicino al Sole; in particolare, la Luna al tramonto si trovava a soli tre gradi sopra l’orizzonte ed era illuminata al 2.5%.

È plausibile che, in queste condizioni, la Luna fosse visibile a occhio nudo? C’è chi ritiene di no7, ma bisogna tenere presente che i nostri antenati erano molto più allenati di noi a osservare il cielo.

Oltre a questo, alcuni storici hanno suggerito che la data dell’evento non sia stata calcolata correttamente: infatti, “die Dominica” era utilizzato nel medioevo per indicare un qualunque giorno festivo, non necessariamente la domenica. Con questa interpretazione, il giorno festivo cui si riferisce Gervaso potrebbe essere lunedì 19 giugno (una festività ecclesiastica dell’epoca) anziché domenica 18. Lunedì 19 giugno 1178 la Luna era illuminata al 7.7%: poco, ma sicuramente meglio del 2.5% del giorno prima!

Le spiegazioni alternative

Supponendo che il resoconto di Gervaso sia corretto e veritiero, alcuni studiosi hanno fornito spiegazioni alternative alla teoria di Hartung. Nel 1977, Nininger e Huss dell’America Meteorite Laboratory di Denver, Colorato, hanno proposto l’ipotesi che i testimoni abbiano osservato un meteorite diretto verso di loro che, per pura coincidenza, si trovava proprio in direzione della Luna8. A causa della prospettiva non avrebbero potuto vedere la scia tipica delle “stelle cadenti”, e avrebbero associato l’evento alla Luna piuttosto che all’atmosfera terrestre.

Tuttavia, nemmeno la teoria del meteorite nell’atmosfera è del tutto soddisfacente, perché il testo parla di una esplosione si è ripetuto una dozzina di volte. Questo avrebbe richiesto che l’ipotetico meteorite fosse in realtà una scia di detriti (simile alla cometa Shoemaker-Levy 9) che entrando nell’atmosfera terrestre avesse prodotto una sequenza di disintegrazioni. L’evento non è certo impossibile, dato che si è già verificato almeno una volta nel sistema solare (la cometa Shoemaker-Levy 9, appunto), ma appare estremamente improbabile.

La teoria più recente sull’evento del 1178 è stata avanzata nel 2020 da Gasper e Tanner dell’Università di Durham, Regno Unito9. Secondo i due studiosi, la Luna si sarebbe trovata dietro una colonna di aria calda prodotta da una delle fonderie presenti nella zona. L’aria calda avrebbe prodotto il tremolio che spiegherebbe l’apparente divisione della falce lunare; le fiamme e i carboni ardenti descritti dai testimoni potevano essere particelle incandescenti prodotte nella fornace e trascinate verso l’alto. Questa ipotesi spiegherebbe anche il fatto che il tremolio della Luna si sia ripetuto diverse volte, ed è resa plausibile dal fatto che la Luna era bassa sull’orizzonte. Una ciminiera nascosta da una altura e posizionata in direzione della Luna non sarebbe risultata visibile, e spiegherebbe il fatto che nessun altro abbia osservato il fenomeno riportato da Gervaso.

Conclusione

Cosa hanno realmente visto i testimoni dell’evento del 1178? Un impatto sulla Luna? Un meteorite frammentatosi nell’atmosfera terrestre? Un effetto ottico prodotto da una colonna di aria calda? La verità è che nessuna di queste ipotesi sembra completamente convincente, e probabilmente non sapremo mai cosa è realmente accaduto.


  1. William Stubbs, The Historical Works of Gervase of Canterbury, vol. I, The Chronicles of the reigns of Stephen, Henry II., and Richard I. by Gervase, the monk of Canterbury, edited from the manuscripts, Longman & Co,1879, p. 276. ↩︎
  2. Jack B, Hartung, Was the formation of a 20-Km-diameter impact crater on the Moon observed on june 18, 1178? Meteoritics, vol. 11, n. 3, September 30, 1976, p. 187-194. ↩︎
  3. Odile Calame and J. Derral Mulholland, Lunar Crater Giordano Bruno: A.D. 1178 Impact Observations Consistent with Laser Ranging Results, Science, Vol 199, Issue 4331, 24 Feb 1978, pp. 875-877. ↩︎
  4. Paul Withers, Meteor Storm evidence against the recent formation of lunar crater Giordano Bruno, Meteoritics & Planetary Science 36, 2001, pp. 525-529. ↩︎
  5. Bradley E. Schaefer, The ‘lunar event’ of AD 1178: A Canterbury Tale? Journal of the British Astronomical Association, vol. 100, n. 5, 1990, p. 211. ↩︎
  6. Peter Nockolds, Comment on “Meteor storm evidence against the recent formatin of lunar crater Giordano Bruno” by Paul Withers. Meteoritics & Planetary Science, vol. 37, n. 3 2002, p. 465. ↩︎
  7. Jean Meeus, The ‘Lunar Event’ of A.D. 1178, Journal of the British Astronomical Association, vol. 100, n. 2 1990, p. 59. ↩︎
  8. H. H. Nininger and Glenn I Huss, Was the formation of lunar crater Giordano Bruno witnessed in 1178? Look again, Meteoritics, vol. 12, n. 1, March 31, 1977, pp. 21-25. ↩︎
  9. Giles E. M. Gasper, Brian K. Tanner, The Moon Quivered Like a Snake”: A Medieval Chronicler, Lunar Explosions, and a Puzzle for Modern Interpretation, Endeavour, vol. 44, issue 4, December 2020. ↩︎